“Caso più unico che raro
nella pittura italiana contemporanea, Bulla riscopre il piacere di un'immagine
quasi impressionista, che non si consuma dunque al primo sguardo, ma che
utilizza l'arma sottile della seduzione per svelarsi. Non esiste, dunque, nella
sua pittura il bisogno di stupire e rapire al primo sguardo, tutt'altro. Piuttosto
il desiderio di svelarsi lentamente, nel tempo e nella luce: quello stesso
tempo e quelle stesse luci che ella aspetta, coltiva, cattura e, finalmente,
fissa sulla tela attraverso colori decisi ma mai invadenti e, soprattutto, un
uso della materia pittorica e della pennellata grassa lontano dalla gratuita
strumentalità di tanta pittura d'effetto. Ecco, dunque, che la persistenza
mentale s'insinua e cresce in immagini che non si donano gratuitamente
all'osservatore e, nel contempo, generano la persistenza retinica di una
conquista visiva destinata a trasformarsi in un'esperienza emotiva
assolutamente unica e personale.
In ciò sta il valore dell'esperienza pittorica di Agata Bulla; un'esperienza che dall'empireo dell'espressività si tramuta in immagine dipinta e da qui in esperienza visiva senza ritorno, come in un enigma figurato la cui soluzione è abilmente celata in segni e grumi di colore, in luci che vivono con la nostra vita e con essa prendono a loro volta mobile espressione riservata a chi si può concedere il lusso di vedere oltre l'apparenza del visibile”
Alberto Agazzani (parte del testo critico per mostra personale Persistente Immanenza)
nella foto un Particolare del quadro Le Mille e una notte)
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