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“Non ascolta le vane lusinghe
Le promesse di un sogno radioso
Vince il fuoco e del cielo armonioso
L’innamora l’eterno splendor”.
INNO POPOLARE DEDICATO A S. AGATA
....
Quando si posa lo sguardo per la prima volta sulle opere di Agata Bulla si ha l’impressione che sia riuscita a rappresentare frammenti del paesaggio terrestre attraverso quello stupore primitivo che vede nella natura la componente magica. Lei stessa sembra confermare quest’impressione che richiama alla memoria il romanticismo leopardiano e afferma che per conoscere e rappresentare la verità bisogna essere vuoti, nudi, privi di alcuna ideologia. E’ necessario “operare da uno stato di non conoscenza e lo stato di non conoscenza è lo stato di meraviglia”. Eppure, dopo uno sguardo più attento, si scopre quell’inevitabile eredità culturale che rende ancora più affascinanti le opere ed è evidente che le sue mani vengono mosse da una consapevolezza che affonda le sue radici nel passato, nella tradizione.
L’opera Agata - La Santa Madre sembra effettivamente una sorta di allucinazione, una visione mistica della piccola patrona di Catania. In un primo momento può sembrare la semplice rappresentazione di un’apparizione avuta da un’anima candida e innocente, invece il dipinto è uno scrigno di tradizioni tessute nel tempo. Il titolo stesso dell’opera è un nitido richiamo ad Iside, la dea madre, che nell’antichità veniva celebrata attraverso una serie di riti che riecheggiano quelli destinati a santa Agata, il cui culto probabilmente ha sostituito quello pagano. Le vivaci notazioni cromatiche ricordano le terre in cui la giovane martire è vissuta e l’Etna sullo sfondo è un richiamo all’eruzione che spinse il popolo catanese, presente al suo supplizio, a chiedere di liberarla. Inoltre, nonostante lo ieratico busto argenteo sia arricchito ed appesantito da gemme che rimandano allo splendore della luce divina, la “Santuzza” si erge leggera su di un cespuglio di candidi e fragili gelsomini. Per chi ha vissuto la festa di sant’Agata, è lampante il richiamo ai palloncini che adornano via Etnea, alla loro breve esistenza, a quel filo che li tiene a terra ma li protende verso l’alto e che talvolta sfuggono dalle mani e volano via verso il cielo.

Agata Bulla
Agata - La Santa Madre, 2004
Olio su tela, 150x140

testo critico di Valentina Falcioni per Mostra di Arte Sacra Collezione S. Fiocchi pressoMuseo Staurós di Arte sacra contemporanea Teramo

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